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Domande e risposte


Che cosa si intende con «abitazioni secondarie»?

Si indica come abitazione secondaria una seconda abitazione che durante l’anno viene utilizzata da persone private solo temporaneamente, per le vacanze. Non vengono considerate abitazioni secondarie:

  • le abitazioni di vacanza sfruttate commercialmente (settore paraalberghiero); esse vengono anche utilizzate più intensamente, in media 200 notti contro le 30-60 notti per anno delle abitazioni secondarie;
  • domicili secondari per scopi di studio o di lavoro.

Perché l’iniziativa esige che la quota di abitazioni secondarie non ecceda il 20 per cento?

Il limite massimo del 20 per cento è stato fissato per lasciare alla popolazione locale spazio sufficiente per la sua evoluzione. Lo stesso Tribunale federale ha espressamente designato la limitazione al 20 per cento come misura pianificatoria che rispetta il principio della proporzionalità (decisione 1P.404/1997 del 9 novembre 1998). Negli anni Novanta in Tirolo, regione paragonabile alle regioni di montagna svizzere, fu stabilito un valore limite addirittura inferiore (8 per cento). Anche i comuni svizzeri possono fissare delle quote più basse di abitazioni secondarie.

È necessario sancire nella Costituzione un valore massimo?

Sì, poiché Confederazione, Cantoni e Comuni hanno finora mancato di ostacolare la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie. La Costituzione federale già oggi esige una «parsimoniosa utilizzazione del suolo» (art. 75 cpv. 1 Cost.), tuttavia le leggi esistenti sono state interpretate nel modo più flessibile possibile per permettere al settore edile di massimizzare il numero di commesse. Solo pochi comuni hanno emanato misure efficaci. Fissando un limite superiore inequivocabile per la quota di abitazioni secondarie l’iniziativa pone fine alla confusione nella pianificazione territoriale di cui fanno le spese natura e paesaggio. Con linee guida chiare per tutti, i Cantoni e le regioni turistiche non potranno cercare di superarsi reciprocamente, a danno della natura e della popolazione locale, in una gara volta a costruire un numero maggiore abitazioni secondarie. Nel quadro della legislazione d’esecuzione è possibile definire i margini di manovra per Cantoni e comuni che conserveranno la facoltà di progettare la propria evoluzione in modo indipendente.

E le abitazioni secondarie già esistenti?

Naturalmente le abitazioni secondarie già esistenti non sono interessate dall’iniziativa e possono continuare a essere utilizzate come abitazione secondaria. L’iniziativa non richiede alcuna trasformazione di abitazioni secondarie in abitazioni primarie. Semplicemente in futuro le abitazioni secondarie potranno rappresentare solo il 20 per cento della superficie di un comune. Dove la quota di abitazioni secondarie è già superiore, se ne potranno costruire di nuove solo se la quota di abitazioni secondarie scenderà sotto il 20 per cento. Lo stesso ragionamento vale per la trasformazione di abitazioni primarie in abitazioni secondarie. Il Parlamento deve stabilire la normativa dettagliata all’interno della legislazione d’esecuzione. Verrà inoltre regolamentato anche il trasferimento delle abitazioni secondarie all’interno della famiglia (l’iniziativa non prevede norme sull’eredità).

Non verranno ‘’premiati’’ i comuni che hanno già costruito molte abitazioni secondarie?

No. Dopo l’approvazione dell’iniziativa nei comuni che registrano una quota elevata di abitazioni secondarie non se ne potranno costruire altre, probabilmente per un lungo periodo. Più la quota abitazioni secondarie supera il 20 per cento, più tempo passerà prima che sia possibile costruire nuove abitazioni secondarie.

L’approvazione dell’iniziativa non causa un trasferimento dell’attività edilizia nei comuni nei quali il limite del 20 per cento di abitazioni secondarie non è ancora stato raggiunto?

Anche le abitazioni secondarie possono essere costruite solo nella zona edificabile. Uno spostamento può perciò avvenire solo se in un comune limitrofo esiste una zona residenziale non costruita. L’iniziativa mira a creare un rapporto equilibrato fra alloggi per la popolazione locale e abitazioni secondarie. A tale scopo i comuni possono anche prescrivere nel loro regolamento edilizio quote inferiori di abitazioni secondarie.

L’iniziativa non danneggia il settore edile nelle regioni turistiche?

Nei Comuni che già oggi registrano il 20 per cento abitazioni secondarie non potranno essere edificate altre abitazioni secondarie, ma la costruzione di abitazioni primarie (per la popolazione locale), alberghi, abitazioni di vacanza (settore paraalberghiero) o di impianti turistici continua a essere possibile. Inoltre continua a esistere il mercato della ristrutturazione di abitazioni primarie e secondarie. Le imprese edili si orienteranno verso questi settori.

Qual è il legame dell’iniziativa con la Lex Koller?

L’iniziativa è stata lanciata in concomitanza con la prevista abrogazione della Lex Koller (limitazioni sull’acquisto di proprietà immobiliari da parte di persone all’estero). Al contrario di tale legge tuttavia, l’iniziativa non fa differenza fra stranieri e e svizzeri. L’iniziativa risolve piuttosto un problema causato in egual misura da svizzeri e stranieri. In concreto circa il 17 per cento delle abitazioni secondarie sono in mano straniera (NZZ, 12.12.2009).

Oltre all’iniziativa sulle abitazioni secondarie è necessaria anche l’iniziativa per il paesaggio?

Sì. Entrambe le iniziative si concentrano sui fenomeni in crescita in Svizzera: l’edificazione inadeguata e la dispersione degli insediamenti sul territorio. L’iniziativa sulle abitazioni secondarie si occupa del problema delle abitazioni secondarie, l’iniziativa per il paesaggio affronta la tematica in modo più ampio (limitazione della superficie totale delle zone edificabili), entrambe si integrano in modo ottimale. La Fondazione Franz Weber ed Helvetia Nostra, che hanno lanciato l’iniziativa sulle abitazioni secondarie sostengono anche l’iniziativa per il paesaggio.